Regole generali di lettura e scrittura

Suoni puri e impuri

In giapponese, la pronuncia (発音 hatsuon) si basa solo su suoni sillabici di tipo consonante + vocale.
I suoni si differenziano in puri, impuri e contratti.

Ghe non è ge!

Per la traslitterazione in italiano tramite il metodo Hepburn, bisogna tenere conto di queste regole di pronuncia generale.

  • ka, ke, ki, ko e ku vengono pronunciate con la “k” come nella parola “casa”
  • shi viene pronunciato come in “sciare”
  • ja, ji, jo, ju come la “g” di Giappone
  • chi viene pronunciato come nella parola “cielo”
  • ha, he, hi, ho e fu si pronunciano aspirando la “h” come nell’inglese “her”
  • ra, re, ri, ro, ru hanno un suono a metà tra la nostra “l” e la nostra “r”
  • gi e ge hanno un suono duro come la parola gatto

Inoltre la “u” nella sillaba す generalmente non viene letta: la parola “itadakimasu” suonerà come “itadakimas”.

  • La “z” si pronuncia come la “s” nella parola “rosa”.
  • La “y” nei composti come “gyo” si legge come se fosse separata: Miyazaki si legge “mi-azaki” !
  • La “shi” si tende accorciarla in “sh”, la parola “mashita” si leggerà quindi “mashta”.

Sil-la-ba-zi-o-ne

I suoni dei sillbari hiragana e katakana in genere hanno la medesima lunghezza sillabica, ogni segno corrisponde ad una lunghezza chiamata “mora”.
La consonante singola ん viene considerata sillaba e corrisponde quindi ad una mora.

a 1 mora
にく niku 2 more
さかな sakana 3 more
ほん hon 2 more

Raddoddoppiare

Quando si vuole trascrivere un raddoppiamento consonantico, si utilizza il cosiddetto “piccolo tsu” tra una sillaba e l’altra.
Questo piccolo tsu è considerato come una mora anche se non viene pronunciato.<br>
Se io voglio trascrivere ad esempio la parola “kippu” in hiragana scrivero きっぷ con lo “tsu” di mezzo.
I suoni “composti” come gya, sho oppure cha vengono considerati come una mora singola.

ぎゃ gi + ya 1 mora
しょ shi + yo 1 mora
ちゃ chi + ya 1 mora
きっぷ kippu 3 more

Allungareeeeeeee leeeee vocaliiiiiiii

Per allungare le vocali (cosa fondamentale per distinguere due termini che sembrano simili tra loro) si usano metodi diversi a seconda del metodo di scrittura scelto.

In hiragana la A si allunga aggiungendo un ulteriore A alla fine:

Saa -> さあ
La I con un’altra I:
Ii –> いい
La O con una U:
Toukyou -> とうきょう (si legge però tookioo)
La E e aggiungendo una I:
Tokei –> とけい (si legge tokee)
La U con un’altra U:
Uu –> うう

In katakana l’allungamento (in ogni caso) è rappresentato semplicemente con il segno ー :

Saa –> サー
Da notare che quando si scrive in verticale, da destra verso sinistra, il segno ー va invertito!

In rōmaji invece per segnalare che c’è un allungamento si pone un trattino sopra la sillaba allungata:

aa –> ā

Eccezioni

Ci sono alcune eccezioni di sillabe che finiscono con O che si allungano con un’altra O.

おおい ōi
おおきい ōkī
とおい tōi
とおり tōri
とお

Particelle grammaticali

Le particelle che hanno scopi grammaticali non vengono mai trascritte in katakana quando assolvono alla loro funzione.
Inoltre le particelle は e へ sono particolari perchè si pronunciano rispettivamente “wa” e “e”.
La particella を viene usata solo per sottolineare il complemento oggetto e si legge “o”.
I suoni ji e zu hanno due possibili forme di scrittura:

  • la nogarizzazione di し in じ
  • la nogarizzazione di ち in ぢ
  • la nogarizzazione di す in ず
  • la nogarizzazione di つ in づ

Di norma si usano じ e ず ma si trovano alcune eccezioni.
In hiragana, quando il suono ち o つ si raddoppiano, il secondo si nogarizza:

ちぢむ chi-ji-mu
つづく tsu-zu-ku

Quando invece due vocaboli vengono combinati insieme, la sillaba iniziale del secondo termine si nogarizza. Succede molto spesso con i kanji.

はな +ち =はなぢ (sangue + naso = sangue dal naso)

Suoni nuovi

Per “nuovi suoni” si intendono quelli che non sono presenti nella lingua giapponese, ma creati ad hoc per adattare le pronunce di lingue straniere che hanno suoni inediti. Generalmente si usano solamente in katakana.

A E I O U Esempio
chi + e = che チェ Cemento
de+i=di de+u=du ドゥ Nadia/Medusa
fu+a=fa ファ fu+e=fe フェ fu+i=fi フィ fu+o=fo フォ Faraona/Ferro
ji+e=je ジェ Jessica
shi+e=she シェ Sherlock
te+i=ti ティ to+u=tu トゥ Asti/Tubero
tsu+i=zi ズィ Zitto
u+a=va ヴァ u+e=ve ヴェ u+i=vi ヴィ u+o=vo ヴォ u (nigorizzata) = ヴ Vacanza/Venezia

Accenti

In giapponese non esistono toni (come in cinese) o accenti: ogni sillaba ha lo stesso identico accento.
L’alternanza tra tono alto e basso definiscono le differenze tra omofoni.
Il termine “kiru”, a seconda di come è scritto il kanji, può significare “uccidere”, “indossare” o “tagliare”.

Lettura dei kanji

La lettura dei kanji è lo scoglio più grande dove gli studenti di questa lingua si infrangono. E’ difficilissimo ricordarsi tutte le letture degli ideogrammi (alcuni ne hanno 7 o 8) soprattutto per la questione della lettura on’yomi e di quella kun’yomi.
Semplificando al massimo, quando un kanji si trova da solo (o seguito da hiragana o katakana) si leggerà con la pronuncia kun’yomi, ovvero quella nativa giapponese mentre se il kanji è in coppia con o si trova vicino ad altri kanji, si leggerà con la lettura on’yomi, ovvero di derivazione cinese.
La lettura kun’yomi è la più semplice da ricordare perchè è il termine vero e proprio, mentre la on’yomi presenta sempre un sacco di problemi. Inoltre se è presente più di una lettura on’yomi, quel termine avrà differenti significati.

Il kanji 新 quando è da solo si legge “atarashi” e significa “nuovo” –> しい
Quando invece è in compagnia di altri kanji, si leggerà “shin” mantenendo lo stesso significato –> 宿 (Shinjuku, quartiere di Tōkyō)

Ci sono poi alcune eccezioni, di termini speciali, che elenco qui di seguito.

Daidokoro 台所 “cucina”
Ōsouji 大掃除 “pulizie di primavera”
Kabushikigaisha 株式会社 (株式 kunyomi 会社 onyomi) “Società a garanzia limitata”
Otona 大人 “adulto”
Megane 眼鏡 “occhiali”
Kesa 今朝 “stamattina”
Kyō 今日 “oggi”
Kinō 昨日 “ieri”
Asu/ashita 明日 “domani”
Minamo 水面 “superficie dell’acqua”
Nori 海苔 “alga nori”
Iruka 海豚 “delfino” (lett. maiale di mare)
Tobako 煙草 “tabacco” (lett. erba da fumo)

Tre sillabari, una lingua

A differenza della nostra, la lingua giapponese utilizza ben tre sistemi di scrittura diversi:

Il primo è il sistema di scrittura più semplice ed immediato ed è possibile paragonarlo al nostro corsivo. In giapponese tutto si può scrivere con l’hiragana, ma come vedremo risulterà difficile leggere il testo senza l’utilizzo dei Kanji. Principalmente serve per scopi grammaticali: desinenze, particelle o suffissi.

Il secondo è usato principalmente per scrivere parole straniere importate o onomatopee o in generale per attirare l’attenzione.

Il terzo, il più importante, è il sistema dei Kanji, caratteri cinesi importati che svolgono i ruoli principali all’interno della frase: servono a indicare i verbi, gli aggettivi e i sostantivi.